Come farsi ascoltare dai bambini? Quando i bambini – secondo le statistiche cominciano verso i 18 mesi – iniziano con i loro no e ” giocano” a sfidarci, in realtà cercano di affermarsi, proprio in corrispondenza della fase nella loro vita quando scoprono di essere una persona differente e visto che, fino a quel momento, hanno creduto di essere un tutt’uno con la mamma.
Ovviamente i genitori tendono a dare limiti, freni e controlli a questo atteggiamento dei loro bambini: ma bisogna capire se possiamo fare altro che sgridare, per contenere questi comportamenti.
Lo sappiamo, “i terribili due” mettono alla prova anche il genitore perfetto, quello che non urla mai ed è sempre calmo, quindi proviamo a darvi ora qualche consiglio per ascoltare e farsi ascoltare dai bambini, per comprendere il perché di questi atteggiamenti e diminuire le giornate no!
Leggi anche:
Ascoltare i bambini li aiuta a crescere meglio: perché?
App per imparare l’inglese: Lingokids
Come farsi rispettare dai figli: occhio alle etichette
Come farsi ascoltare dai bambini?
Quelle caratteristiche che affibbiamo ai nostri bambini come un marchio indelebile: ” Attenta, lui è terribile, ti farà disperare!”, detto alla baby-sitter. “E’ una bambina vivace e difficile!”, quando avvertiamo la maestra, sono da evitate sempre!
Indovinate un po’ cari mamme e papà? Questo è il primo controllo che vi dovete imporre.
Se ci alziamo la mattina pensando che sarà un’altra giornata tremenda, la solita battaglia per farci ascoltare, allora sarà così e avrete l’ennesima giornata difficile.
Una volta che voi dipingete vostro figlio in un certo modo, questa idea si instaurerà anche in lui e sarà sempre quasi impossibile, col passare del tempo,cambiare questi atteggiamenti: il bambino sarà portato a comportarsi secondo il modello che gli avete etichettato.
Ribaltare la situazione si può:invece di stare a sottolineare i lati negativi del bambino, mettiamo in luce le qualità e cerchiamo di trasmetterle a tutti: parenti, amici, maestre, baby-sitter. Prima di tutto liberiamoci degli schemi di giudizio, quelle reazioni che abbiamo ogni giorno nella routine quotidiana e che siamo coscienti che non vanno bene, quindi imponiamoci di non averle più.
Evitate parole come maleducato, pestifero, bambino impossibile: i piccoli cambiano molto rapidamente crescendo, imparano in fretta. Rimanendo aperti alla possibilità di cambiamento saremo più disposti ad adattare, a seconda delle circostanze, col passare del tempo, il nostro atteggiamento nei confronti di nostro figlio, non dobbiamo fissarlo in un ruolo per sempre.
Come farsi ubbidire dai figli: l’ ascolto attivo
Il pediatra Roberto Albani afferma che: “ L’ascolto attivo richiede la sospensione dei nostri pensieri, sentimenti, valutazioni per poter veramente captare il messaggio dell’altro.”
In che modo possiamo mettere in pratica l’ Ascolto attivo? Ripetiamo le parole dell’altro , una volta che l’abbiamo ascoltate bene, verifichiamo l’esattezza della nostra comprensione ripetendogliele appunto e, dove necessario, ci correggiamo.
In questo modo rispecchiamo il suo messaggio e lui, in questo caso il bambino, sentirà di essere stato davvero ascoltato, che le sue parole sono veramente state percepite, capite, nel modo corretto.
Se abbiamo altro per la testa, in quel preciso momento non possiamo praticare l’ascolto attivo, magari per rabbia: evitiamo, ma rimandiamo, non dimentichiamocene, lo faremo in un secondo momento.
Come praticare l’Ascolto attivo:
- cercare il contatto con gli occhi: creando così un flusso che unisca la nostra energia alla loro;
- stare vicini, anche con il corpo, che vorrà dire creare accoglienza;
- trovare parole che rassicurano, accompagnando l’ascolto con frasi incoraggianti e motivanti.
Questo è quello che gli esperti chiamano tecnica dello specchio.
Urlare ai bambini è sempre sbagliato.
La prima parola che ha imparato: No!
Il bambino impara prima a dire no e solo dopo i due anni dirà anche Si! Questo avviene semplicemente perché il Si non crea quell’esaltazione, quella sensazione di autonomia che offre il No!
Negando il bambino afferma a se stesso i suoi gusti, i suoi desideri, quelli che comunemente ed erroneamente chiamiamo capricci. Non sa quello che vuole ma insiste per averlo, le sue cocciutaggini sono la prima vera e completa dichiarazione di identità.
“Io sono una persona autonoma!”
La fase del No è un periodo di crescita, una fase necessaria per evolverci.
Quelli che per noi sono ricatti, capricci e disubbidienze, per il bambino sono il modo per stabilire quali sono i rapporti tra lui e gli altri.
Mettendoli in atto il bambino si pone tre obiettivi:
- Scoprire fino a dove può arrivare
- Suscitare il nostro interesse
- Mettere in evidenza i rapporti di famiglia
Cosa possiamo fare noi genitori?
- Dare limiti precisi: questo è importante, non basta riconoscere che è una fase e lasciar correre perché è piccolino.Il bambino cui si permette di far tutto si sentirà poco protetto e trascurato. Contrapponiamoci a lui, pur riconoscendo le sue ragioni e ascoltandolo, ma consuciamolo ad accettare le nostre.
- Ti dico no perchè ti amo: spieghiamoli che alcune cose non si fanno non perché è vietato ma perchè fanno male e possono causare dispiacere.
- Diciamo pochi no ma chiari: preveniamo così i conflitti.
- Poniamo le nostre richieste in positivo: non diciamo Non correre! Stai Zitto! Smettila! ma tramutiamo queste frasi dicendogli cosa deve fare o cosa ci aspettiamo che lui faccia.
Se l’articolo ti è piaciuto condividilo sui tuoi social. Ci aiuterai a crescere!
Visita anche il profilo Instagram e la pagina Facebook