Gelosie e litigi tra fratelli: quando e come intervenire

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Gelosie e litigi tra fratelli: quando e come intervenire

Molto spesso, i litigi tra fratelli dipendono dalla pretesa dei protagonisti di avere l’attenzione e l’amore esclusivo dei genitori.
I genitori danno ai figli tutto quello di cui hanno bisogno: cibo, protezione, affetto,carezze; non da meno ricevono il senso della propria identità e del proprio valore.

Può allora insorgere tra i bambini l’idea – anche temporanea- che l’altro lo priverà del possesso totale di queste attenzioni o del genitore stesso: teme di ricevere meno abbracci, meno coccole, meno tempo e anche meno amore.
E’ normale che i bambini lottano per avere di più, per non dividere o condividere la mamma con qualcun altro, sopratutto se sono piccoli d’età. La mamma, il papà, lo spazio, vorrebbero avere tutto per se.

I genitori però devono sapere che si può fare molto per controllare questi litigi e queste sensazioni che si instaurano nei bambini: rimanendo il presupposto che scontri, litigi e battibecchi sono inevitabili tra fratelli, si può fare qualcosa per incanalare questi rapporti verso una sana competizione che riporti alla luce quell’amore fraterno che c’è alla base di tutto.

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rapporto tra fratelli che litigano

Il litigio è il risultato di una miscela esplosiva di emozioni, come la competizione per conquistare l’amore di mamma e papà o la loro approvazione: sarà allora determinante, e da non sottovalutare, cercare di evitare di far emergere il rancore tra fratelli per presunti privilegi del “rivale”: l’invidia per i risultati raggiunti, frustrazioni personali, se queste sensazioni persistono vengono scaricate sul fratello o la sorella.

Motivi scatenanti delle liti tra fratelli

  • Attaccamento alle cose: anche noi adulti ci affezioniamo alle nostre cose e, per alcune di esse, ci rimane difficile quasi impossibile prestarle. Quindi dobbiamo pensare che per il bambino è la stessa cosa.
    A differenza dell’adulto però, il bambino non è capace di rapportarsi nel futuro, ha una percezione del tempo diversa e ancora inesatta, quindi se il suo giocattolo preferito scompare, non sa se è per sempre o solo per poco ed è difficile comprenderlo.
    Inoltre il bambino è legato alle cose insieme ai ricordi che gli appartengono: quindi quella macchinina è legata ad un momento importante e quando la vede in mano a qualcun altro penserà che gli verrà privato oltre l’oggetto anche l’affetto, se poi a prenderlo è un fratello, ancora peggio.
  • Difendere il proprio spazio: il fratello o la sorella non può nemmeno avvicinarsi alla sua cameretta, toccare le sue cose, i suoi vestiti o sedersi sul suo letto. Il bambino sente molto forte il diritto di avere un proprio spazio personale ed esclusivo, un diritto giusto e inalienabile ma, ovviamente, motivo di conflitti tra fratelli;
  • Desiderio di affermarsi / Competizione tra fratelli: ogni bambino vuole dimostrare la propria superiorità.Ecco perché il fratello ” più debole”, il più piccolo che non riesce sempre a prevaricare, darà noia, stuzzicando spesso, il fratello “più forte”, per farlo reagire e poi correre dal genitore a lamentarsi e a chiedere consolazione. Spesso i genitori riconoscono come vittima fra i figli, quello che in realtà non lo è affatto;
  • Valvola di sfogo: un battibecco o una scanzonata, può essere semplicemente una valvola di sfogo, o anche solo per noia.

Come devono intervenire i genitori

Smettetela di litigare!”, una frase comunissima tra i genitori, spesso urlata a gran voce e che , solo qualche volta, placa momentaneamente il litigio, senza risolverlo ovviamente.

Ma proprio in vista del discorso fatto precedentemente, per fare effetto il nostro intervento, dobbiamo offrire a ciascuno dei nostri figli la sensazione che lo abbiamo compreso. Quindi non limitarci a dire di smetterla, che può sembrare ai loro occhi che neghiamo la collera che li ha spinti a discutere e non gli stiamo dando il giusto valore, come se dicessimo a qualcuno che è triste di non esserlo.

Dovremmo solo raffreddare l’atmosfera, il nostro intervento può essere d’aiuto certo, ma dovrebbe limitarsi a chiarire i termini del conflitto e aiutarli a raggiungere una soluzione da soli.

  1. Prendiamo atto della loro collera:  Frasi come “Arrangiatevi” o “Non ne voglio sapere!“, incitano i fratelli a continuare a litigare, mentre dire ad esempio ” Mi sembra che siete molto arrabbiati” oppure ” Non riuscite a mettervi d’accordo!”, non danno adito alla baruffa e piano piano la placherà.
  2. Difendiamo i punti di vista dei bambini senza dare giudizi: dobbiamo essere capaci di non giudicare, scegliere le parole, pesarle, avere un tono di voce basso, espressioni del viso neutrali e non far mai emergere che abbiamo un opinione o una preferenza.
  3. Non minimizzare: deve trasparire che abbiamo rispetto del problema, non lo consideriamo futile; dopotutto per loro ci sono sempre motivi davvero importanti che li hanno portati a litigare.
  4. “So che siete capaci di trovare una soluzione”: abbiamo fiducia nelle loro capacità di saper risolvere il conflitto da soli. Rimaniamo ottimisti e li contageremo. Non è un processo, ne dobbiamo trovare una soluzione valida per tutti. Non deve essere la nostra l’ultima parola perché altrimenti non impareranno mai a risolvere da soli il problema.
  5. Andare via: abbiamo saputo intervenire nei litigi e la tensione si è allentata, bene, adesso andiamo via dalla loro stanza. Troveranno autonomamente la soluzione.

Se riprendono i litigi?

Niente panico, riportiamo la calma instaurando un’atmosfera rilassata, abbassiamo la voce e chiediamo di non urlare, prendiamo dei momenti per restare in silenzio. Una volta calmati ripercorriamo insieme le tappe del litigio e arriviamo ad un accordo. Ascoltiamo e descriviamo la situazione, sentendo le richieste dei litiganti, poi di nuovo esaminiamo: faremo delle domande in modo che i bambini trovino da soli la soluzione.

Mostriamo sempre comprensione per entrambi ma lasciamo sempre a loro la responsabilità di trovare una soluzione.

Più tardi, una volta che si sono calmati, possiamo parlare loro separatamente, prendendoli uno alla volta, e ci facciamo dire cosa è accaduto: diamo fiducia e manifestiamola.

 

 

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