La pinsa romana è una ricetta tipica che, a partire dalla Capitale, ha conquistato via via i palati di tutta Italia. Semplice e golosa, declinabile in infinite varianti – dalle più classiche, come la Margherita, a quelle meno convenzionali – ed inconfondibile in quanto a gusto e consistenza, oggi viene considerata come una sorta di “anello di congiunzione” tra la pizza e la focaccia.
Ma qual è il procedimento per cuocere un’ottima pinsa tra le mura domestiche?
Per chi ha una certa familiarità con la preparazione di pizze, focacce ed altri prodotti da forno, confrontarsi con questa nuova “variante” è un gioco da ragazzi. Per tutti gli altri, invece, niente paura: vediamo come ottenere una pinsa romana fatta a regola d’arte, come sperimentare con ingredienti e farciture e quali differenze vi sono rispetto alla ricetta della pizza in padella.
Pinsa romana: origini e caratteristiche
La pinsa romana ha origini molto antiche: si pensa che sia nata, addirittura, in epoca romana e che abbia subito varie rivisitazioni nel corso dei secoli, sino a raggiungere la forma odierna.
A questo proposito, devi sapere che il nome “pinsa” deriva proprio da “pinsare”, ossia “allungare”, e si riferisce alla tipica forma ovale ed allungata della pietanza.
L’impasto, realizzato con una miscela di farine diverse (frumento, riso e soia) e caratterizzato da un’elevata idratazione (minimo al 75%), viene sottoposto ad una lievitazione molto lenta, allo scopo di conferire morbidezza all’interno, croccantezza all’esterno e, soprattutto, un’eccellente digeribilità al prodotto finito. Per quanto riguarda i condimenti, poi, vi è solamente l’imbarazzo della scelta: oggigiorno, infatti, è possibile sperimentare una vastissima gamma di abbinamenti con salumi, formaggi e verdure di ogni genere (Speck e Funghi, Mortadella e Pistacchio, ecc.).
Come cuocere la pinsa romana a casa?
Di norma, per la cottura della pinsa romana, si possono utilizzare due metodi: al forno, come da tradizione, stendendo l’impasto ben oliato ed infarinato su di una pala antiaderente, lasciandolo cuocere alla massima temperatura per circa 10 minuti e, dopo aver aggiunto pomodoro, mozzarella e condimenti extra, proseguendo allo stesso modo per altri 10 minuti.
Per chi non dispone di un forno – o preferisce risparmiare tempo – vi è anche una seconda opzione meno conosciuta: la cottura in padella. Il procedimento, in questo caso, è ancora più semplice: basta riscaldare la superficie, poggiare uno strato di carta forno, stendere l’impasto e coprire con un coperchio. Cuocere a fuoco medio, fino a raggiungere una colorazione dorata da entrambi i lati, interrompere ed aggiungere gli ingredienti desiderati (pomodoro, formaggio, ecc.). In seguito, riaccendere il fuoco a potenza medio-bassa e proseguire per altri 5 minuti.
Pinsa o pizza in padella: le differenze
Come abbiamo anticipato, sia per la pizza, sia per la pinsa romana, si possono adoperare alternativamente due sistemi di cottura: al forno o in padella. Ma, allora, come distinguere queste due note pietanze? Ebbene, la risposta è semplice: dalla tipologia di impasto.
Quello della pizza classica, infatti, è un impasto a base di solo frumento. Per la pinsa romana, invece, si utilizza un particolare mix di farine (frumento, soia e riso).
In più, mentre la pizza può essere servita in varie forme – a cerchio, come vuole la tradizione, ma anche quadrata o rettangolare, come nel caso della pizza a taglio – la pinsa romana è sempre allungata, tanto da assomigliare ad un’ellisse.