
Con l’avvento di internet e dei social network non abbiamo avuto solamente dei nuovi mezzi di comunicazione e di informazione, ma, purtroppo, è nato anche un fenomeno sempre più diffuso che riguarda i nostri minori (ma non solo): quello del cyberbullismo. Per comprendere questa parola bisogna soffermarsi sui due termini che lo compongono “cyber” e “bullismo”, appunto. Nel bullismo le persone subiscono atti di violenza, sia fisica che psicologica (quindi aggressioni fisiche, insulti, minacce, offese, ecc.), in maniera costante dai cosiddetti bulli. Quando questi comportamenti si spostano online, quindi con messaggi sui social, SMS, e-mail, chat, forum o altro, si arriva al cyberbullismo. Il cyberbullismo può essere diretto, quando si inviano insulti e minacce direttamente alla vittima, o indiretto, quando si diffondono calunnie riguardo la vittima, Il diploma di maturità rappresenta uno dei punti di arrivo più importanti nella carriera scolastica di uno studente ed è un momento in cui il cyberbullismo può rappresentare un’importante minaccia per la salute mentale degli studenti, sia prima che dopo l’esame. Questo proprio per il grande peso psicologico e fisico che si è costretti a sopportare. Il problema maggiore del bullismo online è che i bulli possano nascondersi dietro profili falsi o anonimi, celando in questo modo la propria identità, senza farsi scoprire e possano agire potenzialmente 24 ore su 24. Anche se tendiamo ad associare questa praticamente solamente all’ambito dei minori, il cyberbullismo colpisce anche gli adulti, con le stesse modalità e la stessa gravità.
Leggi contro il cyberbullismo: cosa dice la normativa
Dal punto di vista legislativo, il cyberbullismo è stato stabilito e definito dalla Convenzione di Budapest del Consiglio d’Europa del 23/11/2001. Oltre al cyberbullismo sono stati stabiliti anche altri 4 crimini informatici (cyber crime): il cyberstalkig, il sexting, il grooming e il phishing. Nel nostro paese, in realtà, non ci sono delle norme specifiche relative ai crimini informativi, ma si fa riferimento a leggi amministrative oppure del codice civile e penale che possono essere relative agli atti commessi. Nel 2014 si è tentato di redigere una normativa apposita con il “Codice di autoregolamentazione per prevenzione e contrasto del cyberbullismo” del MISE. Se il bullo non ha ancora compiuto 14 anni, secondo l’articolo 97 del codice penale non è imputabile, ma potrà subire misure rieducative. Mentre se il minore ha tra i 14 e i 18 anni potrà essere giudicato secondo le norme del processo penale minorile e avrà sia responsabilità civile che penale.
Secondo il codice penale, i cyberbulli possono macchiarsi dei seguenti crimi: lesione personale (582 c.p.), diffamazione (595 c.p.), ingiuria (594 c.p.), minaccia (612 c.p.), violenze private (610 c.p.) e danneggiamento (635 c.p.).
Dal punto di vista delle violazioni civili, si configura un danno ingiusto nei confronti della vittima di cyberbullismo. Il danno può essere: morale (stato d’anime e umore), biologico (salute fisica e psicologica) o esistenziale (riguardante l’esistenza della persona).
A chi rivolgersi in caso si sia vittima di cyberbullismo
La prima cosa da fare quando si è vittima di cyberbullismo è parlare con una persona fidata (che sia un genitore o uno specialista come uno psicologo o un’associazione specifica). Successivamente sarà possibile segnalare i post e i contenuti offensivi presenti su qualsiasi social network, che saranno così rimossi. Ad indagare sui crimi di cyberbullismo, poi, sono la Polizia Postale e la Polizia di Stato o, in caso di pericolo reale e imminente, è possibile contattare le forze dell’ordine (a livello nazionale + attivo il numero unico 112). Al momento della denuncia, per fornire le prove adeguate, è molto importante munirsi di tutti gli screenshots necessari (ovvero le “foto” dello schermo del proprio cellulare o del proprio computer) raffiguranti gli insulti, le offese e le minacce ricevuti. Sui social (e specialmente su Facebook) sono presenti anche le pagine gestite dalla Polizia di Stato “Una vita da Social” e “Agente Lisa” proprio su queste tematiche. In più, è presente un portale che spiega questo fenomeno ai genitori.