Se avete un bambino tra i 2 e i 4 anni , sicuramente ne avete almeno uno nella vostra libreria o impilato nella cesta dei libri: sto parlando delle storie che inventa e scrive la ormai nota e goliardica autrice francese, Mireille D’Allancè.
• “Che rabbia”,
• “Ci pensa il tuo papà”,
• “No, no e poi no”,
• “Ti ho visto”,
• “Quando avevo paura del buio”
…sono solo alcuni dei suoi capolavori, tradotti e amati in tutto il mondo. Parliamo di questa brillante donna illustratrice e scrittrice e del perché i suoi libri vengono così tanto apprezzati.
Lasceremo anche la recensione di uno dei suoi lavori più letti: Che Rabbia!
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Chi è l’autrice?
Nasce a Chamalières classe 1958, è’ stata insegnante di disegno e in generale ha svolto molti lavori, fino a quando si afferma nel campo dell’illustrazione e, ancora oggi, lavora in uno studio a Lille.
Sicura e senza peli sulla lingua, come ha più volte dimostrato nelle interviste, questi suoi modi di essere si avvertono anche nei suoi libri: infatti le sue storie sono sempre accompagnate da senso dell’umorismo, dolcezza e grande attenzione verso i bambini.
La sua infanzia è stata correlata fin da subito dal disegnare: inventava storie per nascondersi dalla vita reale e rifugiarsi in un mondo più accattivante.
Accompagnata quindi fin da subito dal disegno, si nascondeva con la fantasia in un mondo dove ogni cosa era possibile.
Quando scrive si lascia andare proprio come quando era bambina, come quando si dedicava all’invenzione: ed ecco che vengono fuori capolavori come Che rabbia!, tra i più venduti alle famiglie coi bambini sotto i 5 anni.
Scrive senza mai cercare di dimostrare, sedurre, convincere,solo abbandonandosi al soggetto, alla storia.
Tutto quello che ne esce fuori infatti, ha dichiarato più volte nelle interviste, è legato alla bambina che vive in lei, al suo mondo fantastico dove viveva con l’immaginazione quando era piccola.
Che rabbia! Trama
Questo libro affronta il tema della gestione della rabbia, tema difficile e che tutti i genitori si trovano a dover affrontare prima o poi!
Racconta la storia di un bimbo, Roberto, che al termine di una giornata storta, torna a casa provato e, appunto, arrabbiato ma viene ripreso dal padre perché fa dei gesti scorretti, proprio perché dettati dal suo stato d’animo: non mangia gli spinaci e si leva e getta le scarpe infangate e, di fronte al rimprovero del papà, Roberto si mostra testardo, così viene mandato in camera sua a calmarsi.
In camera sua Roberto non si calmerà ma anzi, “butterà fuori” la rabbia, termine di uso comune che nel testo diventa proprio reale: infatti il piccolo vedrà uscire dalla sua bocca un mostro rosso enorme, che inizia a danneggiare tutti gli oggetti nella stanza, come il lettino, giochi, libri…
Roberto cerca di fermarlo invano fino a quando il mostro non farà qualcosa che non deve fare: il bimbo ormai calmo, raccoglie e risistema le sue cose, quando poi, una volta rassettato cercherà il mostro rosso, noterà che questo è diventato piccolissimo, proprio perché la rabbia che aveva si è ridotta, fino a poter essere messa in una scatola: ora che Roberto è calmo tornerà di nuovo dal papà, stavolta più sereno e tranquillo.
Presentazione della storia
La storia si compone in poche righe per pagina, accompagnate da grandi illustrazioni.
L’autrice ha descritto i passaggi essenziali del racconto senza troppi dettagli: l’espressione imbronciata del bambino a tavola e mentre sale le scale, il momento in cui la rabbia si materializza in un enorme mostro, la devastazione nella stanza, il momento in cui il piccolo rimette a posto calmandosi, sono davvero raccontati in modo perfetto con le parole, poi anche con i disegni.
I disegni sono colorati e ricchi di richiami fra una scena e l’altra in modo da avere anch’essi un piccolo filo narrativo: così i bambini che non sanno leggere sapranno seguire la storia senza perdersi e potranno riviverla sempre.
Il libro infatti viene generalmente proposto per la fascia d’età 3-4 anni.
Dettagli e curiosità
Non è mai scritta esplicitamente la parola rabbia, che viene chiamata mostro o cosa.
La rabbia viene annoverata senza demonizzarla, il concetto è ben chiaro: i bambini devono sapere che non è possibile cancellare questo sentimento ma si può imparare a gestirlo, sfogandosi e poi chiudendolo in una scatola, senza che questo più ci tocchi.
Importante anche il messaggio che la rabbia ci porta a compiere azioni non piacevoli.
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