Navicella per neonato, sino a quanti mesi usarla?

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Il percorso che porta alla crescita del neonato lo vede attraversare varie fasi del suo sviluppo che, specie nei primi mesi di vita, sono accompagnati dal cambio di alcuni degli strumenti che ne segnano la crescita, primi fra tutti i mezzi di trasporto.

Quando il mio piccolo è nato, devo ammettere di aver fatto non poca fatica a comprendere dove il piccolo dovesse prendere posto durante gli spostamenti.

Navicella, ovetto, carrozzina erano termini per me abbastanza complicati da comprendere e per i quali ci sono volute alcune settimane di esperienza per riuscire a fare un minimo di chiarezza.

In questa breve guida vorrei accompagnarvi a comprendere per quanto tempo possa essere usato uno di questi strumenti, la navicella, poiché anche qui assistiamo ad alcune particolarità che è sempre meglio conoscere prima.

Prima di inoltrarci nel profondo dell’argomento vi propongo però una breve panoramica sul significato di questi termini, in modo tale da fare un minimo di chiarezza preliminare.

 

Navicella, ovetto, carrozzina: cosa significano questi termini?

Partiamo subito con uno di questi tre termini, che è forse quello meno di moda ultimamente, ovvero la carrozzina.

Con la parola carrozzina si intende l’insieme della struttura del passeggino, a cui è montata la navicella o in alternativa un passeggino dotato di una seduta che consenta al bambino di stare in posizione supina.

Per comprendere meglio questa definizione passiamo subito a comprendere cosa sia invece una navicella.

La navicella è una struttura che permette al bambino di assumere la posizione sdraiata, che è l’unica posizione che il bambino può assumere nei primi mesi di vita.

Questa può far parte di un passeggino trio (composto da passeggino, navicella e ovetto) o essere acquistata singolarmente, congiuntamente alla struttura con ruote che ne consente il movimento.

Ovviamente la navicella può essere usata anche da sola e non in abbinamento alla struttura del passeggino, poiché in talune situazioni può essere molto comoda per il trasporto del bambino.

Il motivo per cui navicella e carrozzina vengono usate esclusivamente nei primi mesi di vita è dovuto al fatto che il bambino, in questa fase, possiede una muscolatura della schiena ancora molto poco sviluppata e dunque l’unica posizione ideale per la sua schiena è quella supina.

Il bambino nei primi mesi di vita poi è poco interessato al mondo che lo circonda e non ha grandi necessità di guardare al di fuori della navicella, anche perché la sua vista è ancora poco sviluppata.

L’ovetto infine è uno strumento differente, che nasce per il trasporto del bambino in automobile, durante i primi mesi di vita, ma ultimamente il suo uso si è un poco ampliato.

L’ovetto è una sorta di guscio, in grado di dare la massima protezione al bambino durante i tragitti in auto, che può essere fissato al sedile con l’aiuto delle cinture o tramite sistema isofix, che garantisce una sicurezza ancora maggiore.

L’ovetto, specie durante i primi mesi, deve essere posizionato in senso contrario a quello di marcia del veicolo e solo dopo alcuni mesi può essere messo in senso di marcia.

L’uso dell’ovetto si è tuttavia un poco allargato ultimamente, poiché si è scoperto che questa posizione non fa poi così male al bambino neonato.

Pensate che a me è stato richiesto dall’ospedale di andare a prendere il piccolo, alla sua uscita dall’ospedale dopo la nascita, con l’ovetto e non con la navicella.

Navicella: sino a quanti mesi usarla?

La navicella tuttavia non ha una vita molto lunga, poiché il suo utilizzo si ferma dopo pochi mesi dalla nascita del piccolo.

Dire quando esattamente si smetterà di usarla è un po’ difficile, perché dipende tanto da bambino a bambino.

Direi comunque che il quarto mese è forse quello che in generale è il più gettonato per l’abbandono della navicella, a favore del normale passeggino.

Ad ogni modo sarà il bambino a comunicarvi la necessità di un cambio di prospettiva, poiché ad un certo punto tenderà a richiedere di vedere meglio il mondo che lo circonda ed è anche possibile che in posizione supina tenda a lamentarsi e piagnucolare, poiché ormai la curiosità di conoscere il mondo è tanta e occorre un deciso cambio di prospettiva.

Nel mio caso il caso il cambio è avvenuto più che altro per questioni esterne, più che per una necessità psicologica del piccolo: il bambino era cresciuto così tanto che non trovava proprio più spazio all’interno della navicella, che era diventata troppo stretta, dunque la decisione è stata abbastanza obbligata.

 

Quale passeggino scegliere dopo la navicella?

E’ possibile che, se non avete optato per l’acquisto di un passeggino trio, a questo punto sia necessario l’acquisto di un nuovo passeggino.

Il mio invito è quello di soppesare al meglio la scelta, poiché sul mercato sono disponibili varie possibilità, anzi troppe, e la scelta può non essere agevole.

Occorre sempre pensare quali siano le vostre esigenze principali: percorrerete molta strada sterrata? Vi servirà un vano porta-oggetti capiente? O semplicemente siete alla ricerca del massimo della comodità, di modo che il bambino riesca in qualsiasi occasione a schiacciare un bel pisolino, anche a bordo del passeggino?

Quest’ultimo è stato il dettaglio a cui io personalmente sono stato maggiormente attento e che mi ha convinto alla scelta di un passeggino ampio e dalla seduta comoda.

Ammetto che questa guida sui migliori passeggini comodi per la nanna, mi è stata di grande aiuto.

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