Raschiamento: quanto dura, è doloroso, conseguenze

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Il raschiamento uterino è un piccolo intervento chirurgico svolto solitamente in day hospital per eliminare dall’utero tessuto endoteliale o endometrio. Generalmente si rende necessario dopo un aborto spontaneo. In alcuni casi, però, può avvenire anche nel caso di una gravidanza indesiderata.

L’operazione chirurgica ha una durata breve di un massimo di 30 minuti e necessita di un’anestesia locale o totale a seconda della decisione del ginecologo che procederà all’intervento.

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Il raschiamento è doloroso?

Grazie all’anestesia o all’utilizzo di un forte analgesico la donna non sente alcun dolore durante l’operazione di raschiamento. Solo in alcuni casi, durante la fase precedente all’intervento potrebbe avvertire dei piccoli crampi che di solito non sono estremamente dolorosi. Così come non si registrano forti dolori dopo raschiamento.

In sala operatoria il chirurgo si servirà di una “curetta” che consiste in una specie di cucchiaio tagliente utile a rimuovere la massa che si trova nell’utero. Sono quindi due le fasi in cui si concretizza l’intervento: una è la dilatazione della cervice uterina, la seconda di rimozione.

Già dopo poche ore dall’operazione chirurgica, salvo casi particolari, la paziente può tornare a casa.

Quali possono essere le conseguenze del raschiamento?

Subito dopo il raschiamento la donna potrebbe avvertire alcuni disturbi come nausea e anche sonnolenza.  Questi sono, però, effetti strettamente legati all’anestesia.

Per quanto riguarda, invece, gli effetti dovuti strettamente all’intervento di raschiamento – legato all’interruzione di una gravidanza – potrebbe accadere che la paziente si trovi una condizione emotiva di prostrazione o anche di rabbia a causa della perdita subita.

Alcune donne potrebbero aver bisogno non solo del supporto di amiche, familiari e del proprio compagno ma anche di un aiuto professionale psicologico.

Esistono, però anche conseguenze mediche. E’ possibile, infatti, che nella fase successiva all’intervento la donna abbia perdite dopo raschiamento, anche maleodoranti, in alcuni casi persino febbre e mal di pancia. Può succedere, seppure molto di rado, che nella cavità uterina o all’interno della cervice si formino delle cicatrici. In questo caso, estremamente raro, potrebbe occorrere un ulteriore intervento chirurgico.

E’ possibile rimanere incinta dopo raschiamento?

Per quanto riguarda una gravidanza dopo raschiamento gli esperti non sembrano avere alcun dubbio a riguardo: “Sicuramente sì”. Seppure consigliano di aspettare almeno 3 cicli mestruali prima di cercare di restare nuovamente incinta. Il lasso temporale, secondo i medici, si rende necessario al fine di consentire all’utero di ricreare le condizioni utili ad accogliere l’embrione.

Il raschiamento può essere svolto con altre finalità?

Il raschiamento può ritenersi necessario anche a fini diagnostici. In questo caso serve a prelevare un campione di tessuto da sottoporre a indagine di laboratorio. Può, infatti, essere fondamentale per stabilire l’esistenza o meno di una eventuale patologia.

Esistono casi specifici nei quali il ginecologo ritiene necessario dover ricorrere al raschiamento cosiddetto diagnostico e questi casi sono: sanguinamento anomalo, sanguinamento dopo la menopausa, sanguinamento successivo a un parto naturale, dolori mestruali lancinanti o anche nel caso in cui a seguito del pap test fossero emerse cellule ritenute anomale. Tutte eventualità in cui il raschiamento è utile al medico per avere un quadro clinico utile a stabilire la cura.

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